Collettivo XX
Abito
· Residenza ·
In residenza a PARC le giovani danzatrici di Collettivo XX che proseguono nello sviluppo della loro creazione Abito.
In questo lavoro indaghiamo la relazione fisica, emotiva e psicologica con l’oggetto materiale. Il cappotto diventa metafora del dialogo tra identità e rappresentazione, tra il sé e la sua proiezione sociale.
Siamo partite da una riflessione di carattere sociale legata al concetto di identità: come questa si costruisce, si manifesta ed entra in relazione con l’ambiente circostante. Chi siamo? Quanto la mia immagine sociale racconta di me? Quanto i condizionamenti esterni influiscono sulla percezione che ho di me stesso? Posso scegliere di quale immagine sociale vestirmi? Quali rappresentazioni abitare?
Abito è un processo di esplorazione tra le diverse situazioni che l’identità si trova a vivere e i ruoli che sceglie di rivestire per proiettarsi nella società. Il cappotto sociale può diventare una costrizione, un peso, una copertura, una forzatura e talvolta una scelta di stile, un vestito dal quale ci sentiamo rappresentati, un’amplificazione protetta del nostro essere.
Uno sguardo d’apertura su una scena di vita quotidiana in cui tutti possiamo identificarci: una stanza, un tavolo, un cappotto, permette di sbirciare nell’interiorità dei soggetti in scena tramite momenti quotidiani, intimi, nudi e momenti di collettività e relazione.
Collettivo XX è una giovane realtà nata nel territorio fiorentino nel 2022 dalla necessità di quattro giovani danzatrici di manifestare la loro sensibilità artistica tramite ricerca e creazione, affiancando il contesto performativo a quello di offerta laboratoriale. Costanza Greco, Flavia Dule, Beatrice Guastalla e Livia Da Soghe si conoscono nel contesto del percorso di seminari di danza contemporanea Contemporary_mood della Compagnia Barbarossa Danza e condividono fin da subito scopi e poetica. Accomunate da studi pregressi di release technique, floorwork, contact improvisation, improvvisazione e composizione istantanea e metodi somatici, si avvalgono di questi linguaggi per esprimere le loro intenzioni artistiche.
